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Roma nun fa’ la stupida stasera…

Roma è molto più che una città, perché è fondamentale nei piani della Divina Provvidenza. In che modo Essa si sta muovendo in questi tempi?

L’attore Nino Manfredi, “romano- ciociaro”, cantava in romanesco: “Roma nun fa’ la stupida stasera…”. I romani – o meglio, i romanari – con la propria città hanno quel classico rapporto conosciuto come “amore-odio”: solo loro possono criticarla, gli esterni devono solo rispettarla.

Ma Roma è molto più che una delle città più belle del mondo con un passato glorioso: essa è fondamentale nei piani della Divina Provvidenza.

Cristo l’ha voluta “capitale” della sua Chiesa (e del mondo intero) facendone la sede episcopale del suo Vicario in terra, San Pietro – i cui resti mortali riposano nella “città eterna” –, e dei suoi legittimi successori. La benedizione apostolica del Successore di San Pietro – detto anche appunto Romano Pontefice – è data infatti Urbi et Orbi (alla città e al mondo).

Tutti i cristiani – i cattolici – non possono dunque che essere romani, ma fra il Papa – in quanto istituzione – e Roma vi è un legame particolare, indissolubile.

Roma – intesa non come città geografica – è diventata sinonimo della stessa Chiesa cattolica e della stessa istituzione del Papato. Se Roma – dunque il Papato – è in crisi, tutta la Chiesa è in crisi.

Ogni qualvolta la cristianità si è allontanata dal Vangelo, il Signore non ha mai mancato di richiamarla alla fedeltà con severi castighi, colpendo duramente Roma anche come città. Come non ricordare, per esempio, il famoso Sacco di Roma del 1527?

Ebbene, la situazione della cristianità contemporanea è molto più drammatica di quella del Seicento. Solo un cieco potrebbe negarlo, ebbe a dire il compianto card. Carlo Caffarra.

Dio, come sempre, non manca di richiamare, ammonire, avvertire e castigare gli uomini della sua Chiesa in tutti i modi, persino con fenomeni atmosferici – essendo Egli il Signore e il Padrone della natura (cfr. Mc 4, 35-41) – che non tralasciano da qualche anno la stessa città di Roma.

Sicuramente i più penseranno al violento fulmine che si abbatté sulla cupola di Piazza San Pietro la sera dell’11 febbraio del 2013, il giorno in cui Benedetto XVI annunciò la propria rinuncia al papato.

In realtà, questi fenomeni atmosferici cominciarono qualche anno prima, esattamente il 13 ottobre (anniversario dell’ultima apparizione di Fatima) del 2009, quando Roma fu colpita da violenta tromba d’aria. Oltre gli ovvi danni che vi furono, accadde anche un fatto “curioso”. Una statua della Madonna situata sulla torre del Centro Don Orione fu spazzata via dal fortissimo vento; quando cadde a terra, si spezzò in tre tronconi e una mano si posizionò indicando IL VATICANO (foto a lato), come venne rilevato da alcune suore osservatrici sul posto. Dopo il restauro, fu risituata al suo posto il 24 giugno del 2010 alla presenza di Benedetto XVI e dell’allora vice-sindaco della capitale.

L’anno 2009-2010 era quello indetto da papa Benedetto come “anno sacerdotale”, cioè dedicato in modo particolare ai sacerdoti.

Da allora la città di Roma è stata “invasa” da varie calamità naturali (anche recentemente, per esempio qui, qui e qui), soprattutto in concomitanza di eventi particolari riguardanti la Chiesa.

Coincidenze? Ai clericali che stanno facendo della Chiesa quello che vogliono fa comodo pensare così, per evitare di guardare in faccia la realtà della loro pochezza sacerdotale e della loro miseria morale; sono sordi non che vogliono sentire, nonché ciechi guide di ciechi.

Il cristiano invece sa bene che il Signore ha il controllo di tutto. Egli cerca sempre di avvisare gli uomini della rovina che si stanno costruendo con le loro mani in molti modi, sia naturali che soprannaturali.

In particolar modo ha mandato la sua Madre Santissima. Come dimenticare il pianto angoscioso della Beata Sempre Vergine Maria quando apparve a La Salette il 19 settembre del 1846? Come Cristo pianse per Gerusalemme (cfr. Lc 19, 41-42), così sua Madre pianse per Roma. Fra le lacrime rivelò ai due piccoli veggenti, Melania e Massimino, una verità scomoda, scomodissima: «Roma perderà la Fede e diventerà la sede dell’Anticristo».

Roma non deve smettere di fare la stupida solo una sera, ma una volta per tutte. Prima che sia tropo tardi.

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«Roma ha perduto la Fede, miei cari amici. Roma è nell’apostasia» (Mons. Marcel Lefebvre, 4-10-1987)

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