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Suor Lucia di Fatima e i Papi

Il 13 febbraio ricorre il 16° anniversario della morte di Suor Lucia Dos Santos, la veggente di Fatima che ebbe la missione di diffondere nel mondo il messaggio della SS.ma Vergine e la devozione al Cuore Immacolato. Abbiamo deciso di ricordarla raccontando il suo rapporto, sia diretto che indiretto, con i Romani Pontefici.

Benedetto XV
Le apparizioni di Fatima avvengono durante il pontificato di Benedetto XV, dopo qualche giorno l’accorata supplica di questo Papa alla SS.ma Vergine di far cessare la prima guerra mondiale, da lui definita “inutile strage”. I pastorelli non conoscono neppure il nome del Santo Padre, ma imparano dalla Signora ad amarlo e a pregare – e a sacrificarsi – per lui. Benedetto XV accoglie favorevolmente la notizia della apparizioni: ha capito che sono la risposta del Cielo alle sue suppliche.

Pio XI
Durante il regno di Pio XI arriva il riconoscimento ufficiale della Santa Sede alle apparizioni di Fatima. Il nome di questo Pontefice viene addirittura fatto dalla Madonna durante le apparizioni, annunziando che durante il suo regno si sarebbe compiuto la seconda parte del Segreto, se le sue richieste non sarebbero state esaudite. Nel 1929 Suor Lucia, tramite il suo confessore, scrive a Pio XI per raccontargli delle apparizioni e per comunicargli la richiesta della SS.ma Vergine di consacrare la Russia, in comunione con tutti i vescovi del mondo, al suo Cuore Immacolato entro il 1933. La risposta di Pio XI fu – mentre guardava la statua della Vergine di Fatima che egli stesso volle nel suo studio –: “Dicono che sono il vicario di vostro Figlio. Se avete qualche richiesta da farmi, ditemela personalmente”. Nel 1933, anno santo straordinario della Redenzione, Pio XI comunque consacrerà il mondo al Sacro Cuore.

Pio XII
Il 13 maggio 1917, prima apparizioni di Fatima, mons. Eugenio Pacelli in Vaticano viene consacrato vescovo da papa Benedetto XV. Da allora avrà sempre un legame fortissimo con quelle apparizioni. In questo stretto collaboratore di Pio XI, leggerà la lettera inviata da Suor Lucia e nel 1929 e ve ne prenderà in considerazione il testo molto più che lo stesso Pontefice, come dimostrano le confidenze che nel 1933 farà ad alcuni amici sul messaggio di Fatima. Anche da Papa continuerà ad appoggiare Fatima. Il 13 maggio del 1942, 25° della sua consacrazione episcopale e della prima apparizione, incoronerà personalmente la Statua della Vergine di Fatima in Piazza San Pietro. Durante un’udienza coi frati predicatori affermerà che il suo pensiero era quello della SS.ma Vergine di Fatima. Proverà due volte ad esaudire le richieste del Cielo: la prima negli anni ’40, quando consacrò il mondo al Cuore Immacolato; la seconda negli anni ’50, quando consacrò sì la Russia, ma senza i vescovi. Questo Pontefice approverà la decisione del vescovo di Coimbra di far scrivere a Suor Lucia le tre parti del Segreto e rendere pubbliche le prime due. Tra il 1956 e il 1958 scriverà personalmente a Suor Lucia per domandarle conferma sulla data del 1960 per rivelare la terza parte del Segreto (Pio XII era impaziente di rivelarla). Suor Lucia confermerà l’ordine del Cielo per il 1960 al Santo Padre.

Giovanni XXIII
Papa Giovanni XXIII avrebbe dovuto, secondo il volere del Cielo, rivelare la terza parte del Segreto nel 1960, ma dopo averlo letto, dubitò della veridicità del contenuto. Impose una clausura senza precedenti nella storia della Chiesa a Suor Lucia, impedendole qualsiasi contatto persino coi vescovi, eccetto quello di Coimbra. Quelli che avevano letto il testo del Segreto con lui, sapevano che fra i “profeti di sventura” da lui condannati, all’apertura del Vaticano II, vi era pure Suor Lucia.

Paolo VI
Anche questo Pontefice decise di non rivelare il Segreto. Decise comunque di visitare Fatima nel 1967 per il 50° della apparizioni, rinnovando le consacrazioni di Pio XII. Alla richiesta di Suor Lucia di un colloquio privato con lui, le rispose: “Se ha qualcosa da dirmi la comunichi al suo vescovo e sia sempre docile e obbediente a lui”.

Giovanni Paolo I
Nel 1977 l’allora Patriarca di Venezia, il card. Albino Luciani, si recò in pellegrinaggio a Fatima con la sua diocesi per il 60° delle apparizioni. Suor Lucia, cosa che non aveva mai fatto prima, chiese un colloquio privato con lui, e questi accettò. Il card. Luciani rimase molto impressionato e scosso da quella conversazione, ma non volle mai rivelarne il contenuto. Però confidò a collaboratori, amici e familiari che “non posso dimenticare quello che mi ha detto Suor Lucia”.

Giovanni Paolo II
Il 13 maggio del 1981 papa Giovanni Paolo II subì un attentato in Piazza San Pietro. Sì salvò miracolosamente e capì che si trattò di un intervento diretto della SS.ma Vergine di Fatima. Durante la degenza in ospedale si fece portare dal suo segretario tutti gli incartamenti su Fatima custodi alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio. Si recò in pellegrinaggio a Fatima tre volte, nel 1982 (1° anniversario dell’attento), nel 1991 (10° anniversario) e nel 2000, anno santo. In tutte quelle occasioni ebbe delle lunghe conversazioni con Suor Lucia, oltre che avere con lei un lungo rapporto epistolare. Il 25 marzo del 1984, durante il secondo anno santo straordinario della Redenzione (1983-1984), in comunione con tutti i vescovi, consacrò “quei popoli da Te richiesti” al Cuore Immacolato; quindi non nominò la Russia. Il 13 maggio 2000, al termine della beatificazione di Francisco e Jacinta, rivelò la visione della terza parte del Segreto. Suor Lucia e Giovanni Paolo II morirono lo stesso anno, nel 2005: lei il 13 febbraio, lui il 2 aprile.

Benedetto XVI
Nel 1997, in occasione dell’80° di Fatima, l’allora card. Joseph Ratzinger vi si recò in pellegrinaggio come rappresentate delegato del Sommo Pontefice. Anche a lui Suor Lucia chiese un colloquio privato, che le fu concesso. Il card. Ratzinger rimase molto ben impressionato dalla Veggente, con la quale aveva avuto uno scambio di lettere in quanto Prefetto della CDF. Nel giugno 2000 pubblicherà un commento teologico alla visione del terzo Segreto, presentandolo in una strana conferenza stampa. Divenuto Papa, però, andrà in pellegrinaggio a Fatima nel 2010. In quell’occasione affermerà che Fatima “è la più importante fra le apparizioni” di questo tempo e che “s’illuderebbe chi pensasse che il suo messaggio profetico sia concluso”.

BIBLIOGRAFIA

Le memorie di Suor Lucia Dos Santos
Un cammino sotto lo sguardo di Maria. Biografia di S Lucia (Carmelitane di Coimbra, 2014)
Fatima, il segreto non svelato (Marco Tosatti, 2017)
Fatima, tutta la verità (Saverio Gaeta, 2017)
Inchiesta su Fatima (Vincenzo Sansonetti, 2017)
Il quarto segreto di Fatima (Antonio Socci, 2008)


monsignor Hnilica fu incaricato nel 1984 da papa Wojtyla di recarsi segretamente in Russia per consacrarla al Cuore Immacolato di Maria, unendosi spiritualmente all’atto contestuale di tutti i vescovi della terra per liberare l’Europa dell’Est dalle dittature comuniste. La specialissima missione si consumò il 24 marzo a Mosca, dove, mimetizzato in gruppo di turisti stranieri, dalla chiesa sulla piazza Rossa fece la solenne orazione, con i testi consegnatigli dal papa stesso. Al suo rientro Giovanni paolo II gli disse; «la Madonna ti ha guidato fin lì con la sua mano». E Hnilica rispose: «No, Santità, mi ci ha portato in braccio!».”

Pochi sanno che nel 1984 il vescovo slovacco Pavel Hnilica (1921-2006) fu mandato da Giovanni Paolo II in Urss per affidare la Russia alla Madonna.
Il racconto di quella missione segreta. E la profezia di don Dolindo Ruotolo che anticipò l’avvento di Karol Wojtyla e la fine del comunismo.

Ha fatto il giro del mondo, consolidando negli anni il  feeling  tra don Dolindo Ruotolo, servo di Dio, e il popolo polacco, la notizia del documento firmato di suo pugno il 2 luglio 1965. Si tratta di una cartolina con l’effigie di «Maria Regina  Gloriosissima» diretta a un diplomatico della Polonia, il conte Vitold laskowski, in cui si presagisce l’avvento di Giovanni Paolo II e il crollo del Muro di Berlino, rispettivamente con 13 e 24 anni di anticipo. Il manoscritto, la cui copia fu autenticata il 24 marzo1979 dal vescovo slovacco Pavel Hnilica (1921-2006), amico personale di Wojtyla, riguarda la fine del comunismo. Sono parole della Madonna che don Dolindo riporta dopo averle sentite nel suo intimo: «Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di [Giovanni, ndr] Sobieski, per la devozione, sarà oggi come i 20 mila che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca [sotto le mura di Vienna nel 1683, ndr].  Ora la Polonia libererà il mondo dalla più grave tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi. Il povero don Dolindo Ruotolo, Via Salvator Rosa 58, Napoli». 

Questo prezioso documento per molto tempo si credette perduto. Ne fu invece trovata una copia nel 1978, proprio l’anno dell’elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla, il «nuovo Giovanni», da una delle figlie spirituali che proseguivano l’opera dell’Apostolato Stampa. la scoperta, dopo lunga ricerca sulla base di un vago ricordo, parve miracolosa: ma dove si trovava adesso l’originale? Erano passati ben 13 anni. telefonarono a vari monasteri, perché qualcuno aveva detto che questo Laskowski era un camaldolese. Fu poi rintracciato, grazie a una sorta di incessante tam-tam tra Napoli e Varsavia, il vero destinatario di quel messaggio, il conte Vitold Laskowski, il quale spiegò che neppure lui possedeva più l’originale: lo aveva donato al vescovo cecoslovacco pavel Hnilica, profugo negli anni della dittatura comunista.

Com’era prevedibile, tuttavia, il presule non ricordava dove avesse riposto anni addietro l’immaginetta-cartolina con lo scritto di don Dolindo. Mise a soqquadro le carte, frugò ovunque, ma non la trovava. per questo nel ’79 autenticò la copia portatagli dalla figlia spirituale di don Dolindo. Sul documento vi è anche il timbro del Vicariato romano. Verso il 2005, l’anno della morte di Giovanni paolo II, l’originale fu finalmente ritrovato in una cassa da suor Eugenia Giussani, una religiosa della Famiglia di Maria che assistette sino all’ultimo monsignor Hnilica. Il vescovo allora mi chiamò più volte: voleva venire di persona a Napoli per portarmela con le sue mani e pregare con me sulla tomba di don Dolindo a San Giuseppe dei Vecchi. Ma non ce la fece: era già molto ammalato e morì nel 2006. l’immaginetta, tuttavia, mi fu portata ugualmente, dopo la sua scomparsa, da suor Eugenia.

È impressionante pensare che proprio monsignor Hnilica fu incaricato nel 1984 da papa Wojtyla di recarsi segretamente in Russia per consacrarla al Cuore Immacolato di Maria, unendosi spiritualmente all’atto contestuale di tutti i vescovi della terra per liberare l’Europa dell’Est dalle dittature comuniste. La specialissima missione si consumò il 24 marzo a Mosca, dove, mimetizzato in gruppo di turisti stranieri, dalla chiesa sulla piazza Rossa fece la solenne orazione, con i testi consegnatigli dal papa stesso. Al suo rientro Giovanni paolo II gli disse; «la Madonna ti ha guidato fin lì con la sua mano». E Hnilica rispose: «No, Santità, mi ci ha portato in braccio!». Insomma, la cartolina, per quella strana matematica di Dio, di cui parlava don Dolindo, era finita proprio all’uomo che materialmente portò a Mosca la supplica al Cuore Immacolato di Maria chiesta dalla stessa Vergine ai tre pastorelli di Fatima nel 1917. Non così impressionante se si pensa che il messaggio sulla cartolina partiva dalla stessa Voce celeste.

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